Storia


L’attuale basilica di Santa Maria in Montesanto, consacrata alla Vergine del Monte Carmelo, venne a sostituire una precedente chiesa dello stesso titolo, sita tra via del Babuino e via del Corso.

Da un manoscritto del tempo* sappiamo che il 13 marzo 1640 fu eliminata dalla Santa Sede ogni opposizione alla costruzione promossa dai Carmelitani detti del Primo Istituto o di Monte Santo in Sicilia.

La prima pietra del nuovo tempio veniva benedetta e posata il 15 luglio 1662, da Mons. Girolamo Castaldi; papa Alessandro VII vi si recò il 22 ottobre per visitare i lavori, che egli stesso aveva affidato a Carlo Rainaldi, ma che purtroppo, alla sua morte, si arrestarono alle finestre della cupola. Furono ripresi qualche anno dopo e condotti a termine grazie alla munificenza del Castaldi – divenuto cardinale – ad opera di Carlo Fontana e Mattia de Rossi, con la supervisione di Gian Lorenzo Bernini. Come annotato nel suddetto manoscritto, per la costruzione della basilica i Carmelitani vi impiegarono oltre 23 mila scudi, «una somma molto ben superiore di quello che vi spese il sig. card. Castaldi». Inaugurata per l’anno santo del 1675, la Basilica fu aperta ai fedeli nel 1679.

Sull’altare maggiore campeggia l’immagine della Madonna del Carmine di Monte Santo, con un cartiglio nel quale si legge “In Monte Sancto ejus Carmelo steterunt pedes ejus”. La tela, proveniente dall’antica chiesetta, fu decorata di corone auree dal Capitolo vaticano nel 1659, circa venti anni prima che fosse trasferita nell’attuale basilica. Una pia leggenda attribuisce l’opera a una pittrice tredicenne che, non riuscendo a dipingere il colorito e i contorni del volto della Vergine, nella sua prima opera pittorica di grande formato, fu presa da tale sconforto che decise di deporre il pennello e riposare; al risveglio avrebbe trovato il quadro miracolosamente completato. Il restauro del dipinto del 2016 ha permesso di scoprire la firma della pittrice Plautilla Bricci apposta sul retro della tela e di decifrare un manoscritto incollato sul retro del pannello ligneo che conferma la sua origine miracolosa.

L’anonimo autore di “Roma sacra antica e moderna” (ed. 1687) annotava che le feste di luglio a Santa Maria in Montesanto erano celebrate «con grandissima devozione e concorso di popolo», che si riversava da tutta la città a venerare la «devota e miracolosa immagine della Vergine SS. ma del Carmine». Dinanzi ad essa sostarono in preghiera Clemente XIII (1761), Leone XII (18 febbraio 1825), il futuro Pio XII, che il 24 agosto 1884 rivestì lo scapolare, Giovanni XXIII (1 aprile 1962).

Dietro richiesta di papa Leone XII, con Breve* del 3 giugno 1825, i Carmelitani consegnarono la chiesa al Capitolo dei canonici della basilica di Santa Maria Regina Coeli, officianti allora a Santa Lucia della Tinta. Lo stesso Pontefice, con il medesimo atto, nel 1825 elevava la chiesa a dignità di basilica minore col titolo di “Santa Maria Regina Coeli in Monte Santo”.

Nella basilica il 10 agosto 1904 venne ordinato sacerdote Angelo Giuseppe Roncalli (1881-1963), il futuro Papa Giovanni XXII (1958-1963).

A seguito delle leggi eversive dello Stato italiano del 1873, il Capitolo fu soppresso e i Canonici prebendati furono sostituiti da Canonici onorari che, nel 1972, passarono definitivamente alla chiesa di San Nicola in Carcere.

Nel 1974, il Vicariato di Roma affida la basilica a monsignor Ennio Francia, officiale della Segreteria di Sato e canonico di San Pietro, che nel 1981 verrà nominato Rettore dal Cardinale Vicario Ugo Poletti.

*Roma, Archivio gen. dei Carmelitani – fasc. II. Mons. Sanctus. 1
*Secr. Brevi 4788, lib. I, n. 22