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Dalla bellezza del frammento alla contemplazione del Tutto

Interroga la bellezza della terra, interroga la bellezza del mare, interroga la bellezza dell'aria diffusa e soffusa. Interroga la bellezza del cielo, interroga l'ordine delle stelle, interroga il sole… interroga la luna... Interroga le fiere: anime che si nascondono, corpi che si mostrano; visibile che si fa guidare, invisibile che guida. Interrogali! Tutti ti risponderanno: Guardaci: siamo belli! La loro bellezza li fa conoscere.
Questa bellezza mutevole... chi l'ha creata, se non la bellezza immutabile?
(Agostino, Discorsi, 241, 2)

La creazione dell’universo, del mondo visibile, del particolare, si iscrive in un disegno di sfavillanti colori dove il tempo non esiste, dove l’eternità prende il posto della temporalità, dove il frammento si ricostruisce nel Tutto. L’uomo riesce a cogliere solo attraverso il creato – mirabile opera della potenza generatrice del Logos – ciò che va oltre la sua mente e il suo sguardo, oltre la finitezza del suo essere. L’uomo osserva una bellezza frammentaria, caduca; ma, percorrendo un itinerario di percezioni, riesce a contemplare la bellezza eterna e immutabile. E può cogliere, come suggeriva von Balthasar, «il Tutto nel frammento, l’Infinito nel finito, Dio nella storia dell’umanità».
Un incontro, questo, che trafigge l’anima e che certamente gli artisti riescono a percepire in modo profondo e a sublimare con le loro opere. L’arte infatti è un elemento imprescindibile della via della bellezza, perché ha la forza di comunicare, di varcare i confini della superficie, di fuggire l’effimero, di sondare il Mistero.

Il progetto “Una porta verso l’Infinito. L’uomo e l’Assoluto nell’arte”, senza alcuna pretesa di compiutezza, rinnova l’invito a percorrere questa via, attraverso la musica, il teatro, il cinema, le arti figurative, l’architettura, la letteratura, la poesia, la danza: l’Arte tutta, intesa non come forma esteriore, destinata a sfociare nel mero estetismo, nella soggettività, nello sperimentalismo, nell’esercizio, ma come contaminazione profonda tra i vari codici espressivi e come dialogo  trasversale tra la creatività contemporanea e la trascendenza. Un progetto in cui si confrontano le molteplici arti, frammenti di bellezza appunto che, come piccoli tasselli colorati, solo composti nel loro insieme sono capaci di diventare mosaico; un caleidoscopio – nel senso originale del verbo greco, vedere bello – che nella sua vertigine di pezzi multicolori, è capace di restituire l’immagine, eikón, della Bellezza che non conosce tramonto.