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Sei in > Home > Edizione 2013 > L'incontro del 22 febbraio 2013 Battiato: "Artisti, un ponte verso l'alto"
«L’ho composta in uno dei gazebi del giardino di casa mia. È venuta fuori in un mese, da sola». A raccontarlo è Battiato stesso, protagonista, venerdì mattina nella chiesa di Santa Maria in Montesanto, del secondo incontro di «Frammenti di bellezza», gli appuntamenti dedicati alle varie forme espressive all’interno della rassegna «Una porta verso l’Infinito. L’uomo e l’Assoluto nell’arte». Intervistato da Aldo Cazzullo - che è anche amico e ammiratore del musicista -, Battiato ripercorre la sua ricerca personale e artistica dell’assoluto. «Tutti gli artisti - esordisce - sanno bene che siamo un ponte tra l’alto e il basso. A volte arrivano le influenze dall’alto, e se siamo in grado di capirle ne viene fuori qualcosa di bello». La bellezza, sottolinea ancora, è sempre «qualcosa di interiore. Esteriormente si può essere bellissimi ma dentro, poi, essere come pane senza sale». Ed è bella soprattutto la Sicilia, per Battiato, la sua Catania colpita dall’alluvione: «I miei amici sono gli alberi, le piante, le rose, le nuvole». E quella «piccola chiesa» costruita nel complesso della casa di famiglia, per la mamma e la zia «molto devote». Ma in questi giorni è lontano dalla terra natale: Battiato è in giro per l’Italia con l’«Apriti Sesamo. Live 2013» (quattro le serate a Roma, l’ultima proprio ieri), in cui canta successi nuovi e vecchi. Come «La cura», una delle sue canzoni più note, sul cui significato in tanti si sono scontrati. «È una interpretazione - spiega l’autore - del fatto che noi esseri umani, quando ci innamoriamo, vorremmo proteggere l’altro, quasi tenerlo sotto una campana di vetro. Però è amore». Il cuore, allora. Ma conta soprattutto la mente, per Battiato. «Sono convinto - afferma - che la coscienza sia il primo principio dell’essere umano. La materia è nata per la manifestazione della mente. Quando un uomo comincia a prendere coscienza della propria esistenza si ribalta tutto». Le riflessioni si mescolano ai ricordi personali. Come quella volta che cantò a Baghdad, nel 1992, in arabo. O quando si esibì davanti a Giovanni Paolo II. «Fu meraviglioso». (Da Roma Sette del 24 febbraio 2013 - Articolo di Giulia Rocchi)
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